Difficoltà nel dormire? Ecco come comportarsi!
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PERCHE' CI ALZIAMO A MANGIARE DI NOTTE?
Alcune volte può essere sintomo di una difficoltà a dormire, altre volte una difficoltà a gestire l'alimentazione.
E importante, al fine di individuare il giusto trattamento, capire a quale difficoltà ci troviamo di fronte.
Il Disturbo del sonno associato al disturbo dell’alimentazione (Sleep Related Eating Disorder – SRED) è primariamente considerato un disturbo del sonno, nello specifico parassonia, in cui l’assunzione di cibo avviene in uno stato di sonno profondo.
Le persone che soffrono di SRED
non hanno nessun tipo di consapevolezza durante l’episodio di alimentazione notturna e non sembrano nemmeno consapevoli di ciò che stanno mangiando. Al risveglio nella maggior parte dei casi non vi è alcun ricordo dell’episodio, proprio per questa caratteristica di mancanza di consapevolezza sembrano ricordare episodi di sonnambulismo.
Generalmente quando le persone con SRED si svegliano e apprendono o trovano le evidenze del loro comportamento notturno
si sentono imbarazzati, si vergognano e possono aver paura di essere impazziti ed aver perso il controllo si sé. Talvolta anche davanti alle evidenze del proprio comportamento notturno alcune persone tendono a negare l’evidenza in quanto non hanno sinceramente nessun ricordo ed è difficile ammettere di aver perso il controllo in modo così evidente.
Il cibo ingerito durante gli episodi di SRED sembra essere un
cibo ricco di grasso o di zuccheri, a volte si tratta di quel cibo che le persone si negano quando sveglie.
La Sindrome dell’alimentazione notturna (NES) è una combinazione di un disturbo dell’alimentazione, di un disturbo del sonno e di un disturbo dell’umore, descritto anche come un disturbo del ritmo biologico, caratterizzato da un ritardo nell’insorgenza dell’appetito di mattina e con la continua assunzione di cibo durante la notte.
Nello specifico il
quadro clinico è dominato da tre problemi principali:
- Alterazione del comportamento alimentare: le persone spesso si svegliano la mattina senza alcun appetito e tendono a saltare la colazione e a volte anche il pranzo. Verso la sera ritorna l’interesse per il cibo e tendono a mangiare in eccesso sia a cena che dopo cena. Hanno inoltre episodi di alimentazione durante i risvegli notturni circa l’80% delle volte. Il cibo ha un effetto rilassante e calmante che aiuta ad addormentarsi. In alcuni casi invece si verifica la situazione opposta: si ha difficoltà a riuscire a riaddormentarsi.
- Alterazione del sonno: risvegli frequenti durante la notte che portano la persona a mangiare oppure insonnia con difficoltà all’addormentamento.
- Problemi emotivi: sono di natura varia: depressione, sensi di colpa per quello che si è mangiato la sera prima, vergogna ed imbarazzo per il comportamento o per l’aumento di peso; scarsa capacità di autocontrollo che porta a rabbia e un profondo senso di inefficacia. Anche l’ansia spesso è un’emozione presente, che diminuisce con l’assunzione di cibo serale e notturna e che può aumentare con alcuni pensieri (es. “se non mangio non dormirò”). Tutto questo porta ad accumulare una buona dose di “Stress” che non fa altro che aumentare gli episodi di alimentazione notturna.
Alcuni processi cognitivi (pensieri) sembrano poter giocare un ruolo determinante nel mantenimento della Sindrome da alimentazione notturna.
Questi pensieri sono stati raggruppati in quattro diversi gruppi a seconda del loro stile cognitivo:
- Mangiatori notturni compulsivi. Esempi di pensieri disfunzionali di queste persone includono: “La torta che ho mangiato un’ora fa era buona, ne devo mangiare assolutamente un’altra fetta, ne ho bisogno”, “So che se non mangerò non riuscirò mai a dormire”, “Oggi ho avuto una giornata molto pesante, devo premiarmi con il cibo”.
- Mangiatori notturni ansiosi/agitati. Esempi di pensieri disfunzionali di queste persone includono: “Sono troppo ansioso, non riesco a dormire, devo mangiare qualcosa per calmarmi”, “Ho troppi pensieri nella mia mente, è meglio che mangi per dormire meglio”.
- Mangiatori notturni dipendenti. Esempi di pensieri disfunzionali di queste persone includono: “Ho voglia di dolci, non posso farne a meno”, “Non dovrei mangiare i dolci, ma è più forte di me”, “Il cibo di notte per me è come una droga, non ne posso fare a meno”.
- Mangiatori notturni tutto o nulla. Esempi di pensieri disfunzionali di queste persone includono: “Sono molto stanco, se non mangio non dormo, se mangio dormo”.
Anche alcuni pensieri disfunzionali che seguono l’alimentazione notturna possono contribuire al mantenimento.
Per esempio: “Sono un debole non ho resistito”, “È tutta colpa mia non ho forza di volontà, non valgo proprio niente”.
In questo caso l’attribuzione della perdita di controllo sull’alimentazione ad una mancanza di volontà/valore può generare bassa autostima e depressione che a loro volta possono favorire l’alimentazione in eccesso generando ulteriori pensieri disfunzionali, ad esempio “Io non valgo nulla, non ho capacità di controllo, quindi non ho la capacità di evitare di mangiare di notte”.
ALCUNE STRATEGIE COGNITIVO COMPORTAMENTALI PER AFFRONTARE LA SINDROME DELL'ALIMENTAZIONE NOTTURNA:
- Strutturare i pasti durante il giorno: pianificare un’alimentazione che preveda una colazione, un pranzo, una merenda e una cena regolari, in modo tale da assumere più calorie nella prima parte della giornata. Poiché all’inizio è difficile mangiare quando non si ha fame, è utile affrontare i pasti adottando la tecnica dell’alimentazione meccanica. È fondamentale anche eliminare il caffè e le bevande contenenti caffeina e non assumere alcool prima di andare a dormire, entrambe queste sostanze possono, infatti, disturbare il sonno.
- Cercare di avere delle giornate non troppo stressanti (lo stress sembra essere uno dei più importanti fattori implicati nell’alimentazione notturna). Una buona strategia per ridurre lo stress è quella di adottare uno stile di vita attivo. Può essere utile imparare qualche esercizio di rilassamento.
- Migliorare l’igiene del sonno: cercare di rilassarsi prima di andare a dormire, fare degli esercizi di rilassamento, di stretchintg o leggere un buon libro. Cercare di non lavorare la sera dopo cena. Non usare il computer od altri mezzi possono aumentare la tensione. Non andare a letto fino a che non ci si senta sonnolenti (soprattutto se si soffre di insonnia iniziale). Non sforzarsi troppo per addormentarsi. Cercare di avere delle aspettative realistiche sul sono: accettare di avere due o tre risvegli per notte, non dare troppa importanza al sonno e non catastrofizzare se si è avuto una notte in cui non si è dormito a sufficienza. Imparare a tollerare gli effetti di un sonno disturbato.
- Ridurre gli stimoli alimentari che favoriscono l’alimentazione notturna: esempi includono la presenza in casa di cibi ipercalorici e ricchi di grassi che non richiedono una preparazione per essere consumati.
- Ridurre gli stimoli non alimentari che favoriscono l’alimentazione notturna: esempi includono la noia, gli intrattenimenti passivi (es. guardare la televisione). Programmare delle serate in compagnia o con intrattenimenti attivi (leggere un libro, andare al cinema, chiacchierare con la famiglia, ecc).
- Ristrutturare i pensieri disfunzionali che favoriscono l’alimentazione notturna.
- Ristrutturare i pensieri disfunzionali che seguono all’alimentazione notturna.
Psicologa e Psicoterapeuta ad indirizzo Cognitivo Comportamentale riceve ad Imola previo appuntamento